Una rara giornata di sole di un freddo Gennaio rischiara le pianure dell’hinterland Milanese, ancora bianche di neve, e stuzzica l’appetito degli apatici ciprinidi e le fantasie predatorie del posator di piume. La pesca comincia molti giorni prima, in qualche Domenica piovosa e fredda, davanti ad un morsetto a fantasticare di pesca con un amo, un pezzettino di plastica nero sapientemente sagomato ad imitare l’ombra di una formica, l’idea delle zampette con la piuma del collo di un gallo nero, un pezzettino di foam bianco per vederla a distanza. Ma l’attenzione ora è solo su quella splendida adorata increspatura dell’acqua, che scorre piatta, a formare cerchi concentrici… è il segnale, la bollata. Il pesce è là. Il braccio comincia a muoversi quasi freneticamente ma ci vuole calma: una posa sbagliata può rovinare tutto. La coda volteggia una, due, tre volte. La formica si posa a pochi centimetri dalla sponda, sotto i rami di un grosso Salice, facendo un deciso ma delicato “PLAF” . Qualche istante dopo l’acqua si increspa , la formica scompare, arriva la ferrata e il cimino si curva ad assecondare le fughe dell’aureo pinnuto. L’amo, che punge appena il labro, privo di ardiglione, agevola la slamatura ed il rilascio del simpatico ciprinide.