Nei dintorni del Ticino

La stagione della trota in torrente è finita, il naviglio grande, nelle zone che frequento, è asciutto come i canali che da esso prendono acqua. E’ così che un paio di settime fa decido di andare in esplorazione verso il fiume azzurro. A Castelletto di Cuggiono, una mezz’oretta da casa mia, scorre il naviglio grande, che, pur in regime di asciutta, ha una portata d’acqua sufficiente all’esercizio della pesca. L’aspetto del naviglio è molto più piacevole che a Milano. Siamo nel parco del Ticino ed il corso d’acqua è costeggiato solo dalla pista ciclabile e dagli alberi del parco. L’acqua è trasparente e bassa, circa mezzo metro, e si vede una quantità di pesce notevole.

E’ l’occasione per riprendere in mano la canna da mosca, ferma da mesi causa febbre da tenkara. Pescare con  la fissa qui è praticamente impossibile. La sponda è troppo alta e l’acqua è troppo bassa, impossibile arrivare a tiro dei pesci. La corrente  è lentissima ed ogni volta che la coda tocca l’acqua si vede il branco schizzare in ogni dove. Anche a mosca le cose non sono semplici: finale lungo e mosca battuta sotto sponda a risalire sarà l’unico modo per ingannare gli unici due cavedani catturati.

Oggi sono tornato proprio a Castelletto con l’amico Medo, spinnofilo incallito, per pescare qualche trota nei laghetti de “La Vallata“.

L’ambiente sembra gradevole. Entrando si vedono pesci ovunque: vasche con diverse tipologie di pesce: carpe, storioni, persici, etc. La regina del posto è la trota iridea. Alcune vasche dedicate alla pesca per i bambini ed i due laghetti dedicati alla pesca per gli adulti.

Alla Vallata ci sono anche un bar molto accogliente, un negozio di pesca specializzato nella pesca a mosca ed i giochi per i bambini.

Due euro all’ora per pescare nokill è poco. Apprendiamo che ci sono spesso gare di pesca sabato e domenica ed i ripopolamenti sono piuttosto costanti. Inoltre, volendo, si può anche portare via il pesce pescato pagandolo a peso. La “stocky rainbow” non è sempre così facile come sembra. Oggi snobbano quasi sistematicamente streamer e rotanti di Medo.

Io, convinto dalla quantità di trote che si vedono nei sottoriva, colgo l’occasione per provare la coda “lunga” da tenkara: 6mt di fluorcarbon dello 0.35 più un mt di fluorcarbon dello 0.16. Senza vento la coda si stende piuttosto bene e raggiungo i branchetti con le pinne fouri dall’acqua a pochi metri dalla riva. Come da programma le sommerse che ho fatto con tanta cura nelle serate scorse non provocano alcuna reazione. Decido di mettere qualcosa di più affidabile: sommersina nera sull’amo n. 16. La scelta si rivela azzeccata da subito ed aggancio qualche trota che mette a prova la flessibilità della cannetta da tenkara. “Mangiano male” è il rumore di fondo della mattinata ed in effetti, lanciando su qualche trota a vista, si vede la mosca mangiata e sputata istantaneamente.

A fine mattinata comunque qualche trota l’abbiamo presa e ci siamo divertiti.

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