Dopo qualche uscita infruttuosa, le cui cause si perdono in: poca acqua, troppo cibo, troppo vento, serie interminabile di buona p**** – nonostante ormai anche i sassi sanno che porta una sfiga pazzesca – , insomma tutta una serie scuse che nascondono la mia poca voglia di mettermi in discussione e migliorare la tecnica, finalmente pesco qualche pesce dalla livrea colorata a sfumature di marrone e puntini neri e rossi, le Fario.
Mi trovo sul Pioverna, la mamma di tanti pescatori a mosca, dove ho preso i miei primi pesci, dove bollano quasi sempre.
Monto la Sakakibara e comincio a lanciare la valsesiana di beccaccia e seta tra le correntine del torrente.
Pesco con cinque metri di fluorcarbon colorato del #4. Fin’ora è la configurazione che mi è sembrata migliore. La sensazione è che una #3, anche più corta, possa essere più performante in questo contesto.
Il fluorcarbon #3 è un filo dello 0.28! Io credo che questa sia una delle più grandi caratteristiche del Tenkara. Lanciamo una mosca senza peso a 6-7 t mt con un filo di diametro infimo se lo confrontiamo con una qualsiasi coda da pesca a mosca inglese.
Il confronto con la precedente canna “lunga”, la Motsugo, è impietoso. Cambia proprio il movimento del braccio, la tecnica di lancio. La canna fa tutto da sola. Basta caricarla nel back cast e poi fa tutto lei facendo un bello stop alto durante il lancio in avanti. Qualunque spinta in avanti è deleteria. La mosca arriva precisa e delicata nel punto dove si vuole posare. Tutto questo in meno di ottanta grammi per quattro metri di lunghezza.
Tutto bello, ma per quanto mi riguarda, se i pesci non sono in attività, non ci sono canne e lanci che tengano, non si prendono e non mi diverto.
Se vanno in attività, tutto questo diventa un strumento infallibile.

Ed è così che dopo una mezz’oretta circa di scarsissima attività, si cominciano a vedere le prime bollate e, di conseguenza, la Sakakibara in azione. Certo non si tratta dei pesciotti che crescono nel nokill di Ponte Nossa, o di altre riserve, ma delle solite trotelle del Pioverna, sempre emozionanti, ancor di più se pescate con questo fuscello di carbonio.
In breve il numero di catture supera la doppia cifra e le due ore previste di pesca se ne volano via.
Le mosche valsesiane hanno fatto il loro lavoro usate singolarmente ed in coppia. La marrone è quella che ha avuto maggior successo.

Pesce d’aprile….! Io non ci casco. 🙂
ottanta grammi per quattro metri. Non male, mi piacerebbe prima o poi provare una canna del genere.
E buona..Pasqua 🙂
Una canna molto piacevole in effetti. Puoi pescare per una giornata intera, facendo un lancio ogni cinque secondi, senza stancare minimamente il braccio. Auguri anche a te. Ciao, Davide.