Keiichi Saito è un distinto signore, molto simpatico. Ha 72 anni e vive a Morioka, Giappone. Pesca con l’esca naturale, con la tecnica tradizionale del sol levante, il Keiryu Tsuri, da circa quarant’anni.

Pratica anche la pesca all’Ayu, per la quale si costruisce i terminali, con anellino e ancoretta.


Viene spesso in Italia, accompagnato dalla sua signora, e parla un buon Italiano. Incuriosito dalle avventure di Sakakibara nel nostro paese, ha deciso di passare un po’ di giorni in Valsesia per pescare.
Ovviamente non potevo perdermi questa occasione e gli chiesto se potessi andare a trovarlo per vedere dal vivo come si pratica il Keiryu Tsuri.
Appare subito chiaro che la semplicità della tecnica, non deriva dall’approssimazione ma da una ricerca specifica ed approfondita. Usa una canna da sei metri molto leggera, molto bella, anche se si vede che ha qualche anno alle spalle. La lenza è particolare, con un nylon fluorescente doppiato, auto costruita, con una specie di treccina scorsoia, che permette di regolare la lunghezza totale della lenza che deve essere inferiore di quella della canna di circa cinquanta centimetri.


Il nylon finale è finissimo, credo uno 0.10. Keiichi mette un pezzettino di carta sul finale, umettato e arrotolato, prima di stringere il piombino a circa venti centimetri dall’esca. La distanza tra piombino e amo è direttamente proporzionale alla dimensione del piombo. I piombi piccoli andranno stretti più vicini all’amo, i piombi grandi più lontani.

Mi indica che i segnalatori vanno regolati a seconda della profondità del fiume e che devono sempre rimanere fuori dall’acqua. Si deve sempre osservare quello più in basso.


Il Tamo non è un oggetto di bellezza ma è quasi uno strumento imprescindibile. In tutte le fasi di preparazione diventa come un tavolino, una terza mano, utile per tutte le operazioni “complesse” da fare sul greto del fiume, come svolgere la lenza, cambiare amo, slamare un pesce, etc. Il manico lungo, proprio in virtù di questo utilizzo, si rivela necessario per avere una buona stabilità infilato nella cintura.
Anche gli ami che usa hanno una forma particolare.

Le ninfe del Sesia saranno le nostre esche!


Keiichi lancia in modo molto mirato e preciso, curando che l’esca si muova nel modo più naturale possibile da monte a valle, seguendo la corrente. Insiste molte volte nei punti di acqua più lenta. Risale il torrente senza fretta e qualche pesce rompe gli indugi.

Leggerezza, precisione, presentazione naturale ed una attrezzatura minimale ma ricercata, sono le caratteristiche che mi sono piaciute molto del Keiryu tsuri, che, visto praticare da un esperto come Keiichi, si rivela un’arte di pesca raffinata e difficile.
Ringrazio Keiichi Saito per questa meravigliosa avventura e naturalmente le persone che mi hanno aiutato: Ryuta, l’svps con Vittorio e Savino, e Marita di Valsesiain.