A pesca coi garisti

Vai, che ti diverti!

Potevo non fidarmi dell’amico Marco, dopo le tante avventure insieme tra le valli Bergamasche? Eccomi, come all’apertura, spalla a spalla con decine di pescatori armati di tutto punto, pronti a catturare più trote possibile per il raduno di pesca organizzato a Piazza Brembana in occasione della chiusura della stagione di pesca alla trota. Non ho saputo resistere alla curiosità di vivere questa nuova esperienza, una “quasi gara” di pesca con l’esca naturale in torrente, di cui tanti amici moschisti parlano, in qualità di ex praticanti, con una punta di snobismo. Lo scopo della gita è quello di capire come si svolge questo tipo di evento in qualità di partecipante, provando a coglierne le dinamiche, prendere qualche pesce e divertirmi, sopratutto. In attesa dell’inizio della manifestazione, sono incuriosito da alcuni personaggi che indossano stivali corti, cinturoni con sacche porta pesci e porta esche, teleregolabili da dieci metri e oltre, un grembiule con le montature infilate all’altezza del petto. Sono i garisti della trota torrente, gente che bada al sodo! Impossibile origliare strategie o trucchi, sono in piena alta val Brembana ed i dialoghi, nel dialetto della zona, arrivano alle mie orecchie come una lunga sequenza di vocali intervallate da acca (H).

garisti
garisti

Siamo pronti, sul greto del fiume. Tantissime trote di ottima taglia, tolte dalla vasca d’allevamento ieri, nuotano sotto i nostri piedi, ignare della mattanza che le attende da li a pochi secondi. Quest’anno ho fatto qualche battuta di pesca con la canna lunga nel libero usando sempre la corona e il lombrico, ma Marco è categorico : “Parti col pallettone e le uova di salmone!”. Ed io eseguo. “Beeeeeeep!!!!” Il clacson della macchina dell’organizzazione suona. Esche in acqua. Passano cinque secondi soltanto quando l’indice della mano sinistra, che tende la lenza, mi dice che la prima trota ha già mangiato. Ferro! E’ grossa e tira, tira, tiraaaa… e “strapp!”, zeroventi polverizzato! Mentre rimetto un nuovo amo, vedo cimini piegati ovunque, frizioni che stridono, canne che esplodono. Insomma un continuo susseguirsi di catture, slamature,  imprecazioni, bestemmie. Riesco a mettere una trota nel mio cestino ma spacco altri due terminali su altrettanti pinnuti, che, dopo poco, non mangiano più, un disastro! Fermi nella loro posizione, salvati da chissà quale istinto di conservazione, vedono sfrecciare un susseguirsi di camole rotanti che i pescatori mettono loro davanti al naso, ignorandole. Le canne si alternano, come in un balletto, lanciando due o tre esche sullo stesso pesce senza soluzione di continuità. Nessun altro pesce per le ore successive. Anche gli altri pescatori non prendono molto in realtà, a meno di qualche eccezione. Muovendosi lungo il tratto di torrente dedicato alla manifestazione si individua qualche pesce ed allora ci si prova, magari affiancati da qualche altro partecipante che ti sfiora l’orecchio con la canna per arrivare sulla stessa trota. La sensazione è che in questo tipo di competizioni/raduni, il grosso del pescato si faccia nei primi minuti, ma quelli bravi, emergano anche quando le trote non mangiano più. Conoscere la differenza tra un plecottero ed un tricottero non serve a nulla qui.  Vedere i pesci, portate l’esca al punto giusto e saperla muovere in modo invitante, sono fattori determinanti. Inoltre serve una canna che ti permetta di salpare il pesce o, comunque, gestirlo bene nel recupero, che deve essere molto lesto. Più sei veloce ed organizzato, più pesci prendi, almeno all’inizio, poi è tutta esperienza. E’ stata un’ avventura indimenticabile, molto lontana dal mio modo di vivere la pesca, ma senza dubbio arricchente, istruttiva ed anche divertente. Un grazie a Marco che mi ha prestato praticamente tutto il necessario e mi ha sostenuto in questa avventura.

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