
Ogni giorno che lascio passare da domenica 20 Maggio 2012, giorno in cui ci siamo salutati, aumenta in me la paura di perdere qualche ricordo, la paura che si sbiadisca in qualche modo l’emozione che ha contraddistinto questo straordinario evento e che non riesca a comunicarla attraverso queste righe.
Masami Sakakibara, Tenkara no oni, uno degli esponenti di spicco del Tenkara a livello mondiale è giunto in Valsesia per conoscere la tecnica di pesca a mosca Italiana, la Valsesiana.
I lettori più fedeli sapranno già che pratico la tecnica giapponese da un paio d’anni e che tutto cominciò da quel 11 Novembre 2009, quando, aprendo la pagina di pipam, mi appare proprio lui, il maestro Sakakibara.
Mai avrei pensato che da li a poco sarei stato un attivo organizzatore del suo soggiorno in Italia.
Quel cerchio di pipam, per il quale ringrazio ancora Valerio Santagostino, non mi ha permesso solo di conoscere e cominciare a praticare la pesca a mosca giapponese, ma mi ha dato la possibilità di conoscere due persone, oggi due cari amici, come Ryuta ed Andrea.
Grazie al loro entusiasmo e l’aiuto ed il sostegno di molti amici, siamo riusciti finalmente a far arrivare Masami e la sua signora, Kyoko, nel nostro paese.

Questo ha permesso due cose molto importanti. La prima è quella di conoscere il Tenkara da un maestro di spicco, l’altra, forse la più emozionante ed importante, è quella di far incontrare il presidente della Società Valsesiana Pescatori Sportivi, Arturo Pugno, e Masami Sakakibara.
Il Tenkara del maestro Sakakibara

Quando lo vedo uscire dal portone dell’appartamento di Milano insieme a Kyoko, sua moglie, sono un po’ emozionato. L’emozione dei bambini che vedono il campione delle squadra di calcio.
Sono, in realtà, due persone molto alla mano e affabili, molto educate e sorridenti. La giornata in Brembo per l’incontro tra pochi amici appassionati del Tenkara, ci permette di capire un sacco di cose che prima erano piuttosto fumose.

Tre o quattro tipi di mosca su ami grossi e a gambo lungo, rigorosamente giapponesi. Sakakibara pesca con la level di fluorocarbon o con un nylon conico di ultima generazione, da poco sul mercato giapponese. Ci mostra le sue nuove canne da 4.50m telescopiche e ad innesti, con la possibilità di utilizzarle in doppia misura cambiando il manico della canna. Una canna sola da usare come 3.60 mt o 4.50mt.

Le canne, molto leggere a dispetto della stazza, hanno una azione molto parabolica e sono progettate per lanciare la mosca a distanza con code sottili.
Masami ci mostra la costruzione delle sue mosche e la tecnica di lancio con una canna da 3mt e una coda da 7.5mt.
Le mosche sono molto semplici. Tra le cose che hanno colpito di più noi Italiani, come si evince anche dall’audio del filmato, sono le piume usate. Si tratta di piume di fagiana, ma sembrano molto più morbide e chiare di quelle che generalmente si trovano qui. Le barbule non sono rivolte ne verso l’ochiello, ne verso la curva dell’amo. Sono perpendicolari al gambo dell’amo. I corpi sono fatti con materiali sintetici.

Durante la dimostrazione di lancio, il buon Sandri, amico pescatore esperto ed attento, mi fa notare la ridotta ampiezza del loop della coda di Masami, la velocità del lancio e l’energia che viene scaricata sulla coda. E’ esattamente questo che permette di posare la mosca a sei o sette metri in modo preciso ed efficace. Credo che i principi fisici alla base delle le moderne tecniche di lancio con la coda all’inglese non siano così lontani da quelli su cui si basa la tecnica oni.

Gli amici tenkaristi italiani non sono certo paragonabili ad una classe di studenti giapponesi disciplinata e silenziosa. Come siamo tutti allenatori della nazionale, siamo tutti Tenkaristi esperti ed indefessi commentatori e caciaroni. A livello di simpatia siamo veramente i numeri uno al mondo ed il gruppo, di dieci sconosciuti o quasi, si compatta in pochi minuti a suon di battute e scherzi goliardici. Bene cosi!

Le parole del maestro ci arrivano attraverso la voce di Ryuta, gentilissimo e generosissimo amico, che oltre ad aver organizzato il soggiorno di Sakakibara si è offerto come traduttore per tutta la permanenza di Masami e consorte.

La valsesiana di Arturo Pugno

Qualche giorno dopo la pescata in Brembo ci dirigiamo, come da programma, verso la Valsesia. Sarò testimone e raccoglierò le immagini del gemellaggio tra Tenkara e Valsesiana. Un gemellaggio storico tra due tecniche molto simili, nate secoli fa a migliaia di chilometri di distanza e con le stesse finalità.
La curiosità per la Valsesiana cresce ogni giorno di più da quando ho conosciuto Andrea Scalvini. Non c’è documentazione all’infuori del suo sito ed è noto come la segretezza sia una delle caratteristiche peculiari di questa tecnica.

Sono un po’ preoccupato di andare dai pescatori valsesiani con videocamera e reflex. Potrebbe non essere così semplice raccontare ad immagini questo viaggio, questa tecnica e questi pescatori.
Quando arriviamo a Varallo è Arturo Pugno ad accoglierci, il presidente della Società Valsesiana Pescatori Sportivi. Dopo i primi “scusi”,”dica”,”lei”… mette in chiaro le cose “Ci diamo tutto del tu! va bene?”.
Ci porta a vedere l’allevamento di Locarno per mostrare, oltre alle Marmorate, un pesce che pochi pescatori Italiani, e ancor meno Giapponesi, hanno visto: il Temolo pinna blu. Lo stupore degli ospiti asiatici è alle stelle.

La sera a cena nel ristorante dall’amico Marco Veziaga, la cui maestria a mosca è superata solo da quella in cucina, sciogliamo un po’ le briglie e la mia curiosità è tutta sulle parole di Arturo. Mi dice “Fammi tutte le domande che vuoi”. Questo mi rassicura e mi fa intuire che ci sarà un clima aperto e sereno per le giornate a seguire. Con noi ci sono mosche da tenkara, valsesiane, canne tradizionali e moderne di entrambe le tecniche. Si guardano le curve, le azioni, i materiali, le code. Insomma siamo di fronte al meglio che Valsesiana e Tenkara possono offrire, raccontate dai maestri, ed è solo l’inizio.

Ho il piacere di conoscere anche Marco Baltieri, articolista di Fly Line, forse la rivista italiana più bella sulla pesca a mosca, che ha raccontato la valsesiana sui primi quattro numeri della rivista nel 2010, che ovviamente ho letto e riletto decine di volte.

Arturo Pugno è un ragazzo del 1933. E’ una persona molto giovanile nella mente e nel fisico. Pesca in torrente e risale agilmente tratti che mettono a prova anche me. La prima lenza in crine l’ha costruita a meno di dieci anni di età e tutt’ora costruisce mosche, code, moschette. In realtà, quando pesca, si muove sempre in compagnia di una bionda spilungona da cui non si separa mai. La sua canna Valsesiana in legno. E’ lunga più di quattro metri e per trasportarla in macchina bisogna abbassare il finestrino dietro, ma ha una azione ed un fascino incredibile.
E’ molto rispettato da tutti, dai giovani e dai più esperti, e credo che se la valsesiana esiste ancora nella forma originale sia grazie a lui.

I valsesiani non hanno segreti, hanno solo un gran rispetto delle proprie tradizioni. Credo di aver visto e fotografato tutte le mosche di Arturo e qualcuna è qui davanti a me in questo momento. Mosche di tutte le dimensione e tutti i piumaggi, per la trota e per il temolo. Lo stesso rispetto ed attenzione con cui hanno osservato Sakakibara e la sua tecnica di pesca ed i suoi strumenti. Loro si, sembravano dei disciplinati giapponesini.
Il gemellaggio

Arturo e Masami parlano lingue diverse, hanno culture diverse, abitano a migliaia di chilometri di distanza, ma, da subito sembra esserci una sintonia molto forte.

Ryuta è costantemente impegnato nei dialoghi, ma gli sguardi evidenziano ora dopo ora, il grande interesse e stima tra i due. Non mancano i momenti in cui l’emozione dei due prende il sopravvento. Emozione che coinvolge anche i presenti.

Masami dona una canna da Tenkara in bamboo ai Valsesiani che a loro volta donano una moderna canna Valsesiana in carbonio, progettata da Andrea, con dedica speciale per Sakakibara. Il gemellaggio è fatto.
Grazie

Sento doveroso ringraziare la Società Valsesiana Pescatori Sportivi per la loro cortesia e disponibilità, in particolare Arturo Pugno.
Masami e Kyoko Sakakibara per essere venuti a trovarci e per la loro disponibilità.
Valsesiain che ha organizzato tutto alla perfezione ed ha sostenuto e sosterrà l’arrivo di Sakakibara in Valsesia.
Andrea Scalvini, per l’enorme entusiasmo che sta trasmettendo a tutti noi verso la Valsesiana.
Ryuta Okano per l’incredibile sforzo che ha messo in campo affinchè gli amici giapponesi arrivassero da noi e per le puntuali traduzioni.
Marco Veziaga, amico, incomparabile guida di pesca e cuoco sopraffino.
Matteo De Falco ed il suo operatore Gabriele per essere stati con noi ed aver ripreso l’evento per il canale Caccia&Pesca.

Grazie a tutte le altre persone, che non ho citato, che hanno contribuito a questa splendida avventura.
Complimenti,bell’articolo, belle foto,tecnica entusiasmante…………
Grande emozione nel leggere questo articolo e guardare le foto. 🙂
complimenti per la bella iniziativa!
Grazie per le belle parole.
E’ difficile provare a riassumere, sintetizzare, scegliere le immagini più significative di questa impegnativa ed emozionante tre giorni in val sesia.
Servirebbe un post solo per parlare delle mosche ad esempio. Motivazioni delle scelte del piumaggio, dei materiali, degli ami, dei colori delle sete.
E poi quelle meraviglie di code in crine. Nella valsesiana coprono un ruolo fondamentale, se pensate che si differenziano a seconda del fiume che si affronta nella lughezza e nel numero di crini utilizzati.
Al di la dei materiali, della tecnica, dei pesci, era importante parlare dei personaggi, straordinari.
Ciao,
Davide.
Bellissimo articolo, sono felice che si possa far conoscere a chi vedrà queste foto e leggerà le tue parole quanto sono grandi questi personaggi e come sia possibile nonostante ciò avvicinarli, chiedergli dei consigli e fare anche amicizia con loro. Questo a mio avviso è una cosa che li rende ancora più mitici e infatti si sono intesi fin da subito anche fra di loro.
che dire Davide…….ancora una volta BRAVO!!!
sono emozionato davvero e ti ringrazio ancora
ciao
sandri
Ciao muc, si vede che c’è la passione dentro.
Sto costruendo trecce in crine (ma ho già in mente delle varianti perchè la “mia” non funziona a dovere), fatta qualche moschetta (trovati fili di seta vari ma uso anche le sommerse che uso all’inglese), poi cercando tra negozi mi son fatto una cannetta che pensavo adeguata ma forse è un pelo troppo rigida.
Comunque qualche trotella l’ho presa ma devo affinare la tecnica, da noi troppi rami e cespugli che imbrogliano!!!
Ciao.
Ciao Giorgio.

In effetti gli ambienti troppo infrascati sono un po’ difficili con questa tecnica. Per quanto riguarda crini, azione canne, mosche, ti consiglio vivamente di partecipare a questo evento
dove tutti avremo la possibilità di vedere e toccare dal vivo le canne in carbonio, in legno, i crini, la tecnica di costruzione, le piume, le sete, etc etc etc. e soprattutto parlare e vedere le fasi di costruizione, fare domande etc. etc. etc.
🙂
Ciao,
Davide.